Novella quarta della sesta giornata del «Decameron», di Giovanni Boccaccio (1313-1375). Riscritto in italiano semplificato e adattato a studenti di livello intermedio (B1-B2)

 

A Firenze vive un nobile cavaliere, di nome Currado Gianfigliazzi, molto conosciuto e dall’animo generoso. Ha una grande passione per la caccia e si diverte ad addestrare cani e falconi. Un giorno il suo falcone cattura una gru, grassa e giovane. Currado decide di cucinarla e servirla come cena ad alcuni ospiti che deve ricevere in casa.

Chiama il suo cuoco, di nome Chichibio, un veneziano chiacchierone e bugiardo, però molto apprezzato per il suo talento in cucina.

– Chichibio, voglio che mi prepari questa gru in onore dei miei ospiti. Mi raccomando, arrostiscila e preparala nel migliore dei modi.

Chichibio si mette subito al lavoro. Spenna la gru, la fa accuratamente marinare in una salsetta di spezie, e poi la arrostisce lentamente, facendo molta attenzione alla cottura. Quando la gru è cotta, emana un buonissimo profumo che dalla cucina si spande fin nella strada.

Una donna, di nome Brunetta, sente il buon profumino che proviene dalla cucina di Chichibio e, dato che lo conosce e sa quanto sia innamorato di lei, entra a trovarlo:

– Salute Chichibio. Che buon profumo! Cosa state cucinando?

– Una gru per il mio signore, mia cara Brunetta. Una bellissima gru, grassa e giovane.

– Ha un profumo meraviglioso. Me ne dareste una coscia?

Chichibio risponde scherzoso e canticchiando[1]: – La coscia da me non avrete, o mia Brunetta, da me non l’avrete.

La donna si arrabbia e dice: – Vi giuro, Chichibio, che se non mi date la coscia, da me non avrete mai niente. Il cuoco, per non dispiacere la sua amata, stacca una coscia alla gru e la dà a Brunetta.

La sera, sulla tavola di Currado, davanti ai suoi ospiti, viene servita la gru senza una coscia. Currado, turbato fa chiamare subito Chichibio.

– Allora Chichibio. Posso sapere che fine ha fatto l’altra coscia della gru?

Il veneziano bugiardo risponde: – Mio signore, le gru hanno solo una coscia.

– Cosa diavolo vuol dire «hanno solo una coscia». Secondo te io non ho mai visto una gru?

– È così come vi dico, messere, e ve lo posso dimostrare, se lo desiderate.

Currado, per rispetto dei suoi ospiti, non vuole dilungarsi troppo nella discussione, e aggiunge solo una cosa: – Bene. Domani mattina vieni con me al fiume e vediamo se le gru hanno solo una coscia. Ma ti giuro sul corpo di Cristo, che se le gru hanno due cosce, ti concio[2] in modo tale da farti ricordare per tutta la tua vita il mio nome.

Il giorno dopo, Currado si alza ancora arrabbiato, si fa portare i cavalli e chiama Chichibio.

– Chichibio. Monta a cavallo. Andiamo al fiume e vediamo se hai detto la verità o una bugia.

Lungo la strada Chichibio, vedendo che il signore è ancora arrabbiato, vorrebbe scappare dalla paura. Ma non può e si guarda intorno, spaventato all’idea di vedere una gru su due zampe. Arrivati vicino al fiume, vede ben dodici gru, che dormono tutte su una sola zampa, come fanno di solito.

– Messere. Guardate là. – esclama Chichibio contento – Potete vedere che quelle gru hanno solo una zampa. Ieri sera ho detto la verità.

– Ah davvero? – risponde Currado – Aspetta e ti mostro se hanno una zampa o due.

E così dicendo si avvicina al fiume e poi urla forte « Hou! Hou!». Le gru, si svegliano spaventate, tirano fuori la seconda zampa e volano via.

– Allora? Quante zampe hanno? Una o due?

 Chichibio, quasi paralizzato dalla paura, non sapendo cosa rispondere, dice:

– Messere, sì, adesso hanno due zampe. Però ieri sera non avete gridato «Hou! Hou!». Dovevate farlo, e la gru tirava fuori l’altra zampa, così come hanno fatto queste.

Currado a sentire questa risposta, si mette a ridere così tanto, che tutta la sua rabbia si trasforma in allegria. Alla fine dice:

– Chichibio, hai proprio ragione: avrei dovuto farlo.

Così dunque, per la sua risposta pronta e divertente, Chichibio riesce a salvarsi e riappacificarsi[3] con il suo signore.

 

[1] canticchiare: cantare a bassa voce, senza impegno.

[2] conciare: sistemare, mettere  a posto, ma in questo caso vuol dire maltrattare con violenza, ridurre in cattivo stato con le botte.

[3] riappacificarsi: ritornare ad avere buoni rapporti, fare la pace.

 


pinocchio copertinaA chi piace leggere, disponibile su Amazon il mio nuovo libro.

Pinocchio
la storia originale di Carlo Collodi riscritta in italiano facile e moderno,
per studenti di livello intermedio (B1-B2)

Per i dettagli consulta la mia pagina