Renzo lascia l’osteria e si dirige verso l’Adda
Preoccupato dal racconto del mercante, Renzo lascia l’osteria di Gorgonzola e si dirige verso l’Adda, deciso ad attraversare il fiume che segna il confine fra i due stati. È sicuro di essere ricercato dagli sbirri e ha paura che, in caso di cattura, rischia di finire impiccato. Ripensa alle parole del mercante milanese, profondamente sdegnato per la quantità di frottole raccontate. Non ha mai avuto intenzione di ammazzare nessuno, anzi si è prodigato per aiutare tanto il cancelliere Ferrer quanto il vicario di provvisione. Ripensa anche all’assurda menzogna sul “fascio di lettere” che svelerebbe la trama della rivolta, quando l’unica lettera che ha con sé è quella scritta da Fra Cristoforo.
Renzo si inoltra nel bosco di notte
Renzo continua il suo cammino, e nonostante cominci a sentirsi stanco e infreddolito per la brezza serale, decide di non fermarsi per chiedere asilo per la notte. Anzi si allontana dalle case e si inoltra in una fitta boscaglia, che sembra preannunciare la presenza del fiume. Man mano che cammina nel bosco, l’oscurità avanza, e il paesaggio assume un aspetto che gli sembra spettrale. Ogni sagoma appare mostruosa, ogni rumore lo fa trasalire, si sente sempre più intirizzito dal freddo e le gambe non riescono più a reggere. Ma poi riesce a riprendersi finché, con grande sollievo, sente lo scrosciare dell’acqua e capisce che è vicino al fiume Adda. Subito dopo Renzo vede l'acqua che scorre e sull’altra sponda intravede le luci di Bergamo. Quando raggiunge la riva osserva se per caso ci sia una barca, ma non vede niente, per cui decide di aspettare il mattino per tentare di attraversare il fiume.
Renzo attraversa l'Adda
Si ricorda di un capanno che aveva visto lungo il percorso e torna indietro per raggiungerlo. Arrivato al capanno, vi entra e si stende su della paglia per dormire alcune ore prima che faccia giorno. Ma gli riesce difficile addormentarsi poiché la sua mente ripensa a tutti i personaggi incontrati negli ultimi giorni: il mercante, il notaio, gli sbirri, il poliziotto, Ferrer e il vicario di provvisione. Pensa anche ai conti in sospeso con don Abbondio e don Rodrigo, ma anche alle persone care e alla sua Lucia e alla cara Agnese, costretta a fuggire di casa. Con tutti questi pensieri che lo tormentano non riesce a prendere sonno, e aspetta con impazienza che faccia giorno, mentre sente in lontananza i rintocchi di un campanile.
Dopo una nottata insonne, quando sente il campanile che batte le cinque, decide che è arrivato il momento di riprendere il cammino. Si dirige nuovamente al fiume e quando arriva alla riva vede un pescatore che rema sulla sua barca. Lo chiama e gli fa cenno di avvicinarsi. Quando il pescatore approda alla riva, Renzo gli chiede di essere traghettato sulla sponda opposta in cambio di una ricompensa. Il pescatore accetta e così il giovane riesce ad attraversare l’Adda.
Renzo raggiunge il cugino Bortolo
Raggiunta la riva opposta, Renzo si incammina verso Bergamo. Presto si rende conto che anche questo territorio non è stato risparmiato dalla carestia: lungo il suo cammino incontra molti mendicanti e famiglie di contadini impoveriti. Si chiede se riuscirà mai a trovare lavoro in mezzo a tanta miseria. Ma si consola pensando che suo cugino è un uomo benestante che sicuramente riuscirà a trovare il modo per aiutarlo a sistemarsi.
Lungo il cammino si ferma ancora in un’osteria per mangiare qualcosa e dopo aver pagato il conto gli rimangono in tasca solo poche monete. Però, appena uscito dall’osteria, vede accasciate a terra una donna anziana, una più giovane con un bimbo in braccio, e un uomo dall’aspetto molto sofferto. Tutti e tre chiedono la carità e Renzo, impietosito dal triste spettacolo, dà in elemosina le ultime monete che ha in tasca. Riprende il cammino con una certa allegria, sia per il pasto che per l’opera buona, confidando nella Provvidenza e sicuro di riuscire a trovare lavoro e finalmente ricongiungersi in quella terra con la sua amata Lucia.
Renzo arriva finalmente dal cugino e con piacere nota che lavora in un filatoio dove probabilmente svolge un ruolo importante, dato che tutti lo chiamano “il signor Bortolo”. Dopo essersi salutati affettuosamente, i due si appartano una stanza, e Renzo racconta al cugino le sue disavventure. Bortolo lo rassicura che, nonostante la scarsità di lavoro, riuscirà a fare in modo di aiutarlo grazie al favore che gode presso il proprietario del filatoio. Bortolo presenta poi Renzo al padrone e fortunatamente riesce a sistemarlo in modo dignitoso.