La luna e i falò è un romanzo di Cesare Pavese pubblicato nel 1950.

 

Riassunto

La storia è narrata in prima persona dal protagonista, detto Anguilla,  un emigrante che, spinto dalla nostalgia, torna nel suo paesello in Piemonte dopo aver trascorso molti anni in America. Con la memoria ritorna al passato e la narrazione non avviene in ordine cronologico, ma gli eventi vengono evocati alla memoria in ordine sparso e confrontati con il presente.

Anguilla è un trovatello, abbandonato da neonato all’ingresso del Duomo di Alba e successivamente adottato da una famiglia povera in cambio di una mesata da parte dello Stato di cinque lire. I suoi genitori adottivi, Padrino e Virgilia, hanno due figlie e vivono in una cascina dove lavorano la vigna, unica loro fonte di sostentamento.

Dopo alcuni anni Virgilia muore e successivamente una grandinata distrugge la vigna, per cui Padrino è costretto a vendere la cascina dove vive. Quando le sue due figlie si sposano, Padrino rimane abbandonato a sé stesso e per sopravvivere chiede l’elemosina per strada, fino a quando muore.

Anguilla diventato un ragazzino di circa tredici anni, va a lavorare alla fattoria Mora. Il proprietario è sor Matteo, che ha due figlie, Irene e Silvia. Poi c’è la matrigna con la sua figlioletta Santina. Anguilla si trova bene con quella famiglia e si affeziona molto a Santina.

Più tardi entra in contatto con gli ambienti antifascisti e quando arriva l’obbligo di leva, e anche per sfuggire al regime fascista, decide di emigrare in America.

Dopo venti anni, quando è diventato un quarantenne,  la nostalgia di quei ricordi lo spinge a ritornare al suo paese d’origine. Ma il ritorno si rivela essere amaro. Il mondo che lui ha conosciuto non esiste più.

Cerca la cascina Gaminella, dove è cresciuto con Padrino e Virgilia. Qui ora vive la famiglia di Valino, un contadino violento che sfoga la rabbia per la sua condizione sui familiari. Ha un figlio zoppo, Cinto, con il quale Anguilla stringe amicizia. Passa con lui molto tempo ad evocare e raccontare la propria infanzia.

Riesce a ritrovare un vecchio amico, Nuto, che per lui era stato come un padre. Nuto aveva fatto il partigiano durante la guerra, e gli racconta tutti gli orrori e i massacri del nazifascismo.

Il protagonista scopre un’altra tragica verità: il dramma delle tre sorelle della fattoria Moro, le persone che maggiormente sono impresse nella sua memoria. Sono tutte morte in modo tragico. Irene aveva sposato un uomo violento che la maltrattava, ma non viene rivelato nulla sulla sua morte. Silvia, rimasta incinta dopo una relazione  al di fuori del matrimonio, aveva cercato di abortire ma era morta a causa di un’emorragia.

Santa aveva avuto molte relazioni con uomini che sostenevano il fascismo, ma poi era passata dalla parte dei partigiani, e conduceva un doppio gioco passando informazioni ad entrambe le fazioni. Scoperta dai partigiani, era stata uccisa e il suo corpo era stato bruciato.

Un’altra tragedia si verifica mentre Anguilla si trova al paese. Un giorno Valino, preso da un improvviso raptus di follia, uccide tutta la famiglia, incendia la fattoria e si impicca. Riesce a salvarsi solo Cinto che trova rifugio dal protagonista. Alla fine Anguilla abbandona definitivamente il suo paesello e affida Cinto a Nuto.

 

 


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