Il trionfo della morte è un romanzo di Gabriele d’Annunzio del 1894. Fa parte di una trilogia denominata i Romanzi della rosa che comprende anche Il Piacere e L’innocente.

Si tratta di un romanzo psicologico dove i temi principali sono il turbamento interiore del protagonista e l’analisi introspettiva della sua coscienza.

 

Riassunto

Il protagonista è un giovane abruzzese, Giorgio Aurispa, persona colta e raffinata, di nobili discendenze. Si è trasferito a Roma, dove può vivere grazie all’eredità ricevuta dallo zio Demetrio, morto suicida. Giorgio ha una relazione intensa con  Ippolita, una donna sposata, che ha vissuto un matrimonio difficile e violento, e si è separata dal marito.

Durante una passeggiata sul colle Pincio di Roma, Giorgio e Ippolita vedono un gruppetto di uomini chini a guardare da un parapetto verso il basso. Vengono a sapere che qualcuno si è suicidato buttandosi del vuoto. I due amanti si ritirano in un albergo, con l’umore funestato dal tragico avvenimento, e qui Giorgio legge alla sua amata tutte le lettere che ha scritto nei due anni di relazione, e che non ha mai avuto il coraggio di farle avere. Dal contenuto di quegli scritti emerge una personalità angosciata e ossessionata da una folle gelosia.

Un giorno Giorgio viene sollecitato da sua madre a recarsi a casa, a Guardiagrele in Abruzzo. Qui scopre che i suoi familiari stanno attraversando un periodo difficile, perché il padre è andato a vivere con un’altra donna e sta dilapidando tutto il patrimonio di famiglia.

Se da un lato ritrova un certo serenità nella tenerezza della madre e delle sorelle, dall’altro la sua angoscia è esacerbata dal padre, che lui ha sempre considerato un uomo ignobile e ripugnante. Per questo si è sempre sentito più vicino a suo zio Demetrio, persona che aveva la sua stessa sensibilità e malinconia, e che alla fine è morto suicida. Decide di visitare la stanza dove suo zio si è suicidato e qui prova un forte impulso al suicidio, al punto da stendersi sullo stesso letto e impugnare la pistola con la quale lo zio si era ucciso, ma alla fine desiste dal lugugre intento.

Giorgio, deluso per la situazione familiare, va via da Guardiagrele per fuggire insieme a Ippolita in un villaggio abruzzese, dove riscopre il fascino della sua terra di origine. Vive un certo periodo di spensieratezza ma subito inizia a provare intolleranza per la vita primitiva e superstiziosa della gente del luogo.

Viene nuovamente sedotto dall’idea del suicidio, e questa volta decide di rifugiarsi nel misticismo religioso. Ma in occasione di un pellegrinaggio viene fortemente deluso da scene di fanatismo religioso, che lo portano alla rottura definitiva con la sua terra di origine.

Per un certo tempo prova a vincere i suoi tormenti interiori con la lettura di Friedrich Nietzsche e il suo ideale di superuomo che riesce a dominare i propri stati d’animo. Ma presto si rende conto di non esserne capace.

Alla fine matura in lui la convinzione di essere schiavo dell’attrazione carnale verso Ippolita, che gli impedisce di elevarsi a una vita superiore. Un giorno la fa ubriacare e la conduce sull’orlo di una scogliera, e dopo averla afferrata di peso, si getta nel vuoto trascinando con sé la sua amata.

 

 


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