Pensaci, Giacomino è un'opera teatrale scritta agli inizi del 1916 da Luigi Pirandello. Elementi ricorrenti nel mondo pirandelliano sono brillantemente portati alla luce nella commedia: l'inefficienza del sistema statale, le complesse contraddizioni interiori dell'essere umano (ambiguità di ruoli, conflitti identitari) e le sfide nate dalle imposizioni e giudizi sociali.
Riassunto
In una scuola di un piccolo paese siciliano, il professor Agostino Toti, un anziano insegnante ginnasiale, attraversa una crisi professionale. E' considerato con disprezzo dai suoi colleghi e studenti. Si sente isolato, ritenendo la società e le sue convenzioni responsabili del suo malessere.
All'inizio della storia, il Cavalier Diana, rappresentante dell'istituzione scolastica, rimprovera il professor Toti per la sua mancanza di autorità. Questo episodio si riferisce ad un giovane che ha violato il liceo, rivelatosi in seguito essere Giacomino, un ex studente di Toti. Il professore, in risposta, critica la società per le sue mancanze, sostenendo che tali comportamenti giovanili sono il prodotto diretto delle lacune dello Stato.
In questo contesto, Toti elabora un piano audace per ottenere vendetta contro lo Stato. Decide di sposare Lillina Cinquemani, una giovane del paese, allo scopo di garantirle la sua pensione una volta che lui non ci sarà più. Il matrimonio ha anche un altro scopo: sfidare le norme e le aspettative della società.
La giovane Lillina, tuttavia, ha un segreto: è incinta di Giacomino. Questa rivelazione potrebbe scoraggiare molti, ma Toti non si lascia intimorire. In effetti, propone un accordo audace: sposare Lillina e aiutare a crescere il bambino come se fosse suo. Giacomino, pur avendo avuto una relazione con Lillina, ha un buon rapporto con Toti, e dopo una serie di discussioni accese, il professore riesce a convincere tutti della validità della sua proposta.
Il trio inizia una nuova vita insieme, con Toti che si assume la responsabilità di Ninì, il bambino, come se fosse suo. Ma la loro situazione non passa inosservata. La comunità è inorridita e pressiona affinché Toti vada in pensione. Anche il Cavalier Diana, direttore del Ginnasio, critica fortemente la situazione, esortando Toti a ritirarsi per il bene dell'istituzione.
La vita familiare è ulteriormente complicata dall'inaspettata eredità che Toti riceve da un parente in Romania, rendendolo finanziariamente indipendente. Ciò potrebbe offrirgli l'opportunità di ritirarsi dalla scena pubblica e vivere in pace, ma Toti rifiuta, determinato a sfidare le convenzioni sociali.
Nel frattempo, Lillina è infelice, in parte a causa dell'assenza di Giacomino. I suoi genitori, vergognandosi della situazione, si allontanano. La tensione aumenta quando Don Landolina, il sacerdote locale, per placare i pettegolezzi del paese, propone a Toti di dichiarare formalmente in un documento scritto di essere il padre vero di Nini, e che nessuno dei coniugi ha mancato ai propri doveri coniugali. Rosaria, sorella di Giacomino, vede in questo un'opportunità per trovare un'uscita alla situazione: desidera che Giacomino sposi un'altra ragazza, liberandolo dall'ombra dello scandalo.
Ma Toti, nonostante la crescente pressione esterna, non ha intenzione di lasciare che le cose procedano così. Si reca direttamente da Giacomino, sfidandolo a prendersi le sue responsabilità. Giacomino è combattuto, ma alla fine comprende la profondità del suo impegno.
La storia culmina in un confronto tra Toti e Don Landolina. L'ipocrisia del sacerdote viene esposta, e Toti emerge come un baluardo di sincerità e integrità. In questo scontro, Toti non solo sfida le norme della società, ma anche quelle della religione, invertendo i ruoli tradizionali e mettendo in discussione la fede di Don Landolina.
Il messaggio centrale di Pirandello è chiaro: le convenzioni sociali e religiose possono spesso essere più dannose che utili, e la vera moralità può emergere solo dalla sincerità e dall'integrità individuale.