Il sergente nella neve è un romanzo autobiografico scritto da Mario Rigoni Stern, pubblicato nel 1953. Il libro parla della la ritirata delle truppe italiane dalla Russia, durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

Riassunto

Nell'aspro inverno del 1942, le fredde e desolate rive del fiume Don sono teatro di violenti scontri. I mitraglieri, con il fiato sospeso, affrontano una costante minaccia dai cecchini russi. Con occhi vigili e dita congelate, si battono con tenacia, riprendendosi rapidamente da ogni attacco e rispondendo con potenti colpi di mortaio. Il fragore delle esplosioni e il sibilo delle pallottole formano una sinfonia di guerra che risuona senza sosta. Nonostante l'ambiente ostile e le sfide continue, arriva una piccola consolazione: la posta. Ogni busta, ogni pacchetto, soprattutto durante le festività natalizie, rappresenta un legame con casa, un momento di pausa dalla realtà bellica, un ricordo dei volti amati e delle vite che una volta conducevano. Ma la guerra, con le sue imprevedibili svolte, ha altri piani per loro. Un'aggressiva avanzata dei russi cambia completamente il quadro tattico, e l'ordine di ritirata arriva improvviso. E' un colpo al morale, ma l'esercito si adatta. Le unità iniziano a organizzarsi in modo efficiente in squadre, ritirandosi in modo sequenziale dal caposaldo. Ogni squadra ha la responsabilità di coprire la ritirata di quella successiva, garantendo che tutti abbiano la possibilità di sfuggire. Il piano è meticoloso e, per un po', i russi sembrano all'oscuro di questo movimento strategico. Tuttavia, quando arriva il turno di Rigoni Stern di lasciare il suo posto, l'emozione lo travolge. In un impeto di rabbia e frustrazione, Rigoni scarica il suo mitragliatore e lancia granate, come per sfidare l'intero esercito nemico, come per gridare la sua rabbia verso l'ingiustizia della guerra. Mentre le fredde steppe si estendono davanti a loro, un paesaggio bianco e interminabile, Rigoni ha un incontro fortuito: il cugino Adriano. Nonostante le avversità, la presenza di un volto familiare è una luce nel buio. E Rigoni, con il suo spirito generoso e altruista, diventa una figura di supporto per i suoi compagni. Si assicura che nessuno rimanga indietro, che nessuno sprofondi nella neve profonda e traditrice. E nel bel mezzo di questa ritirata, trova un attimo di respiro: un villaggio nascosto dove possono riposare, seppure per un breve momento, dalle terribili difficoltà del loro viaggio.


Con il supporto tattico dei carri armati tedeschi, Panzer, la squadra di Rigoni avanza per conquistare un altro villaggio. La resistenza si dimostra minima all'inizio, ma quando raggiungo il successivo obiettivo, si ritrovano di fronte ai carri armati russi T-34. Il cielo si riempie di fumo e polvere, mentre i colpi delle armi pesanti rimbombano nell'aria fredda. Dopo ore di intensa battaglia, la superiorità numerica e tattica degli alleati tedeschi prevale, e le truppe russe sono costrette a ritirarsi.

Quando la polvere si deposita, Rigoni e i suoi compagni si avvicinano a un grande fienile. Al suo interno, scoprono decine di prigionieri italiani, esausti ma vivi. Questi soldati erano stati catturati dai russi e avevano perso ogni speranza di ritorno. Il loro salvataggio riporta un barlume di speranza tra le truppe.

Tuttavia, la gioia della riscoperta è presto offuscata dal comportamento di un nuovo tenente assegnato al plotone di Rigoni. Il suo modo di fare rigido e autocratico irrita non solo Rigoni ma molti degli altri soldati. Rigoni, dopo aver cercato di comunicare con lui, si rivolge al suo superiore chiedendo il trasferimento del tenente. Il suo richiamo viene ascoltato, e il tenente viene riassegnato.

Mentre si muovono attraverso la terra inospitali, i soldati osservano la devastazione della guerra. Villaggi ridotti in cenere, edifici smantellati e l'eco dei colpi d'arma da fuoco li segue come una triste colonna sonora.

Il 26 gennaio 1943 segna un altro intenso giorno di combattimento. Rigoni e Adriano, spalla a spalla, affrontano le forze nemiche. Dopo la battaglia, esausti e affamati, Rigoni trova ospitalità in un villaggio russo, condividendo cibo e storie con soldati dell'Armata Rossa. Tuttavia, una ferita al piede lo affligge, rendendo il cammino doloroso. Si appoggia a un bastone mentre si trascina avanti. È durante queste difficoltà che incontra Romeo, un volto amico dal suo addestramento.

La destinazione finale prima del ritorno in Italia è un punto di sosta tedesco. Qui, Rigoni ha la possibilità di prendersi cura delle sue ferite, mangiare un pasto caldo e riposarsi. Un dolce canto di una giovane donna russa lo culla nel sonno. Con le prime luci della primavera, la squadra riprende la marcia, attraversando la Bielorussia e avvicinandosi sempre di più alla casa.

 

 


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