Il romanzo Cristo si è fermato a Eboli fu pubblicato nel 1945 e scritto da Carlo Levi. Basato sull'esperienza personale dell'autore, l'opera racconta il periodo di confino politico trascorso in un piccolo paese della Lucania durante il regime fascista. Con uno stile profondo e riflessivo, Levi dipinge un ritratto intimo e commovente del Sud Italia degli anni '30, mettendo in luce l'isolamento, la povertà, e le superstizioni delle comunità rurali. La narrazione offre un'analisi critica del divario tra il Nord industrializzato e il Sud arretrato, riflettendo sulla condizione umana e sulla complessità dei rapporti sociali.
Riassunto
Quando Levi arriva a Gagliano, un paesino di montagna, si rende subito conto della sua arretratezza e isolamento. La terra arida, la povertà diffusa e la mancanza di servizi moderni danno l'impressione di un luogo dimenticato dal tempo e dal progresso. Levi si trova spaesato e isolato in questo ambiente, dove la vita si svolge secondo ritmi e logiche ancestrali.
Il primo impatto con Gagliano è brusco. Le strade deserte, le case spartane e l'atmosfera oppressiva fanno presagire a Levi un periodo di esilio lungo e difficile. Inizialmente, il suo unico contatto con gli abitanti del luogo è il segretario comunale, che lo accoglie freddamente e lo lascia solo.
Nel paese, Levi incontra varie figure, tra cui il podestà, due medici incompetenti e diversi abitanti del luogo. A causa della manifesta incompetenza dei medici locali, gli abitanti si rivolgono spesso a lui per consigli medici. Questo lo mette in imbarazzo, poiché nonostante la sua formazione medica, non ha mai praticato realmente la medicina e si sente inadeguato. Tuttavia, le persone lo cercano, non solo per le sue competenze mediche, ma anche per il suo ascolto compassionevole.
Con il tempo, Levi si abitua alla vita di Gagliano e inizia a comprendere la cultura e le tradizioni locali. Interagisce con varie persone, come la dominante donna Caterina, sorella del podestà, e il parroco del paese, sospettato di pedofilia, che vive in isolamento e disprezzo da parte della comunità. La visita della sorella di Levi, Luisa, offre un momento di sollievo. Lei gli porta medicinali e strumenti per aiutare i contadini.
Un luogo speciale per Levi diventa il cimitero locale, dove trova pace e solitudine. Lì, dipinge, riflette e spesso si addormenta, osservando il cielo stellato. Al cimitero, conosce anche un becchino, un vecchio dalla straordinaria forza fisica.
Dopo aver vissuto per qualche tempo a casa di una vedova, Levi si trasferisce in una casa precedentemente abitata da un parroco. La solitudine della sua nuova dimora viene interrotta dalla presenza di una domestica, Giulia, una "strega" del paese, introdotta da donna Caterina.
Una pausa dalla monotonia viene quando Levi riceve il permesso di tornare per breve tempo a Grassano, dove aveva vissuto prima. Questa breve visita è un viaggio nostalgico, ma quando ritorna a Gagliano, si rende conto di quanto sia cambiato.
Il punto culminante del romanzo arriva durante la stagione natalizia. Il parroco, in uno stato di evidente ubriachezza o facendolo intenzionalmente, provoca uno scandalo durante la messa natalizia, e finisce per essere rimosso. L'arrivo dell'inverno porta ulteriori cambiamenti a Gagliano.
Verso la fine del romanzo, Levi viene informato della morte di un parente e torna brevemente a Torino. Questa visita gli fa vedere la sua città natale sotto una luce completamente diversa, poiché l'esilio ha trasformato profondamente la sua percezione del mondo e di sé stesso.
Il romanzo si conclude con la liberazione anticipata di Levi dall'esilio, ma con la consapevolezza che la sua esperienza a Gagliano lo ha trasformato per sempre. Il suo viaggio di ritorno verso il nord d'Italia è pervaso da un sentimento di malinconia e riflessione sul futuro incerto del paese e sul suo destino personale.