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Quali sono le difficoltà iniziali degli studenti anglofoni quando si approcciano all'italiano?

La mia esperienza d’insegnante d’italiano a studenti stranieri mi porta a relazionarmi anche con allievi anglofoni.

Quando ci si approccia ad una nuova lingua, è quasi inevitabile incontrare qualche ostacolo (superabile con un po’ di pazienza, naturalmente!), dovuto chiaramente alle diverse caratteristiche tra la lingua madre e la lingua da imparare.

Va poi considerato se lo studente apprende la nuova lingua nel proprio paese o in Italia, situazione quest’ultima che permette di avere continui riferimenti ed input della lingua italiana, favorendo spesso, oltre che una comprensione più veloce, anche più articolata della lingua, della cultura e della lingua come espressione di una cultura. Un bel vantaggio direi! Ma assorbire la lingua italiana cogliendone gli aspetti legati alla cultura insieme alle tante sfumature che la arricchiscono è ugualmente possibile a distanze notevoli, grazie anche all'uso di nuove tecnologie.

Non dimentichiamoci poi di una parte condivisa di lessico e cultura nelle comuni radici e influenze giudaico-cristiane e greco-latine.

Ma vediamo più nel dettaglio dove si manifestano gli "intoppi" più frequenti per uno studente anglofono quando inizia a fare la conoscenza dell'italiano.

 

Pronuncia

Partiamo dalla pronuncia: delle consonanti, delle vocali, dei suoni dati dalla combinazione di vocali e consonanti e la pronuncia con l’accento. Le difficoltà maggiori? Sicuramente la pronuncia del fonema ʎ, che in italiano si scrive gl e si associa alla lettera i (come ad esempio l’articolo gli o il nome figli). Si tratta di un vero e proprio incubo per i miei studenti principianti, che vanno alla ricerca del corretto posizionamento della lingua sul palato o inizialmente faticano addirittura a distinguere in modo chiaro questo suono da altri suoni dell’italiano.

La distinzione tra consonanti sorde e sonore delle lettere z ed s non è così semplice (sole e rosa ad esempio). E che dire delle consonanti doppie? Spesso si tratta prima di riuscire a distinguere nel suono della parola la doppia consonante e poi essere in grado di pronunciarla correttamente.

La combinazione di lettere particolarmente difficoltose come la pronuncia di eur nella parola Euro o di uia come nella parola distribuiamo.

La posizione dell’accento tonico, specialmente in parole relativamente lunghe non è sempre intuitiva e richiede un po’ di sforzo di comprensione e di memorizzazione, considerando che spesso la posizione di un accento cambia il significato della parola (cammino, camminò, faro, farò).

La pronuncia delle vocali e ed o può essere aperta o chiusa.

 

tabella

 

Tuttavia nell’italiano c’è una certa corrispondenza regolare tra il segno grafico (o i segni grafici) e il suono e questo sicuramente è un vantaggio per l’apprendente.

 

Grammatica

Sicuramente i verbi con i loro numerosi modi e tempi, le coniugazioni e le tantissime irregolarità richiedono pazienza per essere compresi e memorizzati.

Non è neppure semplice, specialmente quando si parla, ricordare la distinzione tra nomi maschili e femminili insieme agli aggettivi che a questi si accordano: un bravo ragazzo e una brava ragazza . Ci sono inoltre alcuni nomi singolari maschili con plurali femminili: orecchio (maschile singolare) e orecchie (femminile plurale) e altri nomi che non cambiano al plurale, come ad esempio i nomi con l’accento a fine parola (la città, le città), oppure i nomi che finiscono con una consonante (lo yogurt, gli yogurt).

Più complessi anche gli articoli che, paragonati a quelli inglesi sono più diversificati in italiano: ad esempio il, lo, l’, la, i, gli, le che spesso traducono the.

 

Lessico

I cosiddetti falsi amici poi possono creare molta confusione! Pensiamo a parole come attualmente che non si traduce con actually (in realtà, in effetti), ma concurrently, o parente, che non si traduce con parent (genitore), ma con relative.

Interessante anche da parte dei miei studenti più creativi e con un italiano un po’più avanzato l’utilizzo delle versioni meno comuni di alcune parole italiane, in quanto più simili alla versione inglese come ad esempio comparazione invece di paragone. La parola originaria è il termine latino comparatio, che in alcuni tipi di frasi diventava comparationem, giunto secoli fa in Francia in quest’ultima versione, trasformato poi nel francese comparaison e adottato poi nella lingua inglese come comparison. Nell’italiano comune abbiamo preferito la parola paragone, di origine greca.

Questo per ricordarci che la lingua è un’entità viva, in continua evoluzione e che non è un frutto puro, ma l’affascinante risultato di continue contaminazioni tra diversi popoli e culture! A questo proposito suggerisco l’interessante articolo di Silvia sull’apprendimento dell’italiano da parte di studenti ispanofoni, segnalandovi anche il suo sito www.italianoallegro.com