Racconto tratto dalla raccolta di novelle «Le cene» di Anton Francesco Grazzini detto il Lasca (1505-1584). Riscritto in italiano semplificato e adattato a studenti di livello intermedio (B1-B2)
Nella Firenze del 1500 vive un medico di grande valore ed esperienza, che si chiama maestro[1] Mingo. Ormai è vecchio e tormentato dai dolori, cammina con difficoltà e non esce più di casa. Ogni tanto riceve qualche paziente, ma trascorre la maggior parte del tempo a scrivere ricette galeniche[2], sia per il proprio piacere, che per aiutare le persone.
Un giorno viene a trovarlo un suo compare[3], chiamato Salvestro Bisdomini, che non vede da alcuni anni.
– Caro compare. Che piacere riverderti. – dice il medico.
– Buongiorno, maestro Mingo.
– Cosa ti porta qui Salvestro? Mi sembri in ottima salute. Va tutto bene?
– Purtroppo caro maestro, sono venuto per la mia povera moglie.
– Oh... la cara comare... cosa è successo?
– Da alcuni mesi è malata. È sempre a letto, stanca e afflitta. Non mangia quasi niente. Abbiamo visto molti medici, ma nessuno ha saputo, non dico guarirla, ma almeno dirci di quale malattia soffre. Si aggrava sempre di più. Diventa sempre più magra. Ho paura che presto la morte la porterà via.
– Quanto mi dispiace... Ma benedetto figliolo, perché non sei venuto prima?
– Maestro Mingo, sapete quanto vi stimo e per me siete il più grande medico mai visto. Però voi siete stanco e avete bisogno di riposo e non volevo disturbarvi. Per questo non sono venuto prima. Ma ora siete l’unica mia speranza. Soffro troppo nel vedere mia moglie in quelle condizioni.
– Ma quale disturbo... non scherziamo. Devi avere pazienza caro Salvestro. Capisco il tuo dolore. Il dolore per la morte di una moglie è terribile quanto un botta sul gomito. Fa un male tremendo, ma per fortuna passa presto.
– Non mi rassegno all’idea di perderla. Maestro, vi prego, se potete, aiutatemi a guarirla.
– Io purtroppo non riesco quasi a muovermi. D’altronde tua moglie è a letto e non può venire qui. Senza visita non posso fare molto. Però, con il tuo aiuto, posso fare almeno un tentativo.
– Grazie maestro. Chiedetemi qualunque cosa e io la farò. – risponde Salvestro.
Il medico interroga Salvestro per conoscere tutti i dettagli sulla malattia della moglie e dopo una lunga conversazione dice: – Ho bisogno di vedere «il segno»[4]. Portami l’urina di tua moglie. Ma l’urina deve essere fatta poco prima dell’alba tra le quattro e le cinque del mattino. Domani mattina raccogli l’urina in un contenitore e portala qui da me.
Salvestro ringrazia di tutto cuore il maestro Mingo e contento torna a casa, dove racconta tutto alla moglie, e lei è molto contenta di ricevere l’aiuto del loro caro medico compare. Dopo cena Salvestro chiama Sandra, una giovane fanciulla di circa 22 anni, che fa la domestica nella loro casa. Fa portare un orologio con la sveglia[5] e spiega alla ragazza di raccogliere l’urina della moglie nel vaso da notte quando la sveglia suona. Lascia Sandra di guardia vicino al letto della moglie e va a dormire in un’altra stanza.
Arrivata l’ora, Sandra, che è rimasta sveglia tutta la notte, diligentemente esegue le istruzioni, raccoglie l’urina nel pitale[6], depone questo a fianco di una cassettiera e poi si addormenta su di un piccolo divano. L’indomani mattina Salvestro chiede l’urina e la ragazza va immediatamente a cercarla, ma sfortunatamente, non sa come, forse per colpa dei topi o del gatto, trova il vaso rovesciato. La ragazza rimane spaventata e preoccupata, perché sa che Salvestro è una persona irascibile[7]. Così, per paura di essere sgridata e forse anche picchiata, piscia nel pitale e consegna la sua urina al posto di quella della moglie.
Salvestro, senza sospettare niente, mette il vaso da notte sotto il mantello e corre subito dal suo medico. Maestro Mingo, alla vista di quella urina, dopo averla guardata e riguardata, esclama con grande meraviglia: – Salvestro. Non riesco a capire. Io non vedo alcun segno di malattia. Questa sembra l’urina di una giovane donna piena di salute.
– Caro maestro, voi non avete visto le brutte condizioni di mia moglie.
– Ti credo Salvestro. Ho ben capito la condizione di tua moglie. Eppure l’urina dice tutto il contrario.
Maestro Mingo rimane per alcuni minuti molto pensieroso, colmo di stupore e indecisione.
Infine esclama: – Dobbiamo fare una seconda prova. Forse qualcosa non è andato per il verso giusto. Mi puoi portare di nuovo l’urina domani, raccolta sempre alla stessa ora?
– Ma certo maestro. Chiedetemi sempre tutto quello che vi serve.
Salvestro saluta il medico, lasciandolo colmo di meraviglia, ritorna alle sue faccende e quando arriva la sera, dopo aver cenato, dice di nuovo alla serva di raccogliere l’urina della moglie, e infine se ne va a dormire.
La ragazza, come la notte precedente, al suono della sveglia, raccoglie l’urina nel pitale, ma questa volta lo depone al sicuro in un cassetto. Poi si mette sul divano per dormire, ma non riesce a chiudere occhio[8]. Pensa e ripensa a quanto successo, sospetta che il medico riesca a scoprire che l’urina non è la stessa della prima volta, pensa a Salvestro che gli farà confessare l’inganno e poi la caccerà via di casa dopo una buona dose di legnate[9]. A un certo punto, presa dall’ansia e dalla paura, getta via l’urina della moglie e piscia di nuovo nel vaso da notte.
L’indomani Salvestro si reca dal medico e questo rimane ancora più meravigliato di prima.
– Caro compare. Questa urina è assolutamente uguale a quella di ieri. Io continuo a non vedere nessun segno di malattia. L’unica cosa che vedo sono segni di calore[10]. Anche ieri ho visto segni di calore. Non l’ho detto perché mi sembrava troppo strano. Ma ora dimmi Salvestro, da quanto tempo non ti congiungi con tua moglie nel santo matrimonio?
– Maestro, voi volete forse prendermi in giro?
– No, parlo seriamente.
– Sono più di due mesi.
Il medico riflette per diversi minuti e poi dice: – Facciamo così. Anche se la cosa sembra impossibile, credo di aver capito la malattia di tua moglie. Per essere sicuri ti chiedo ancora una volta di portarmi l’urina. Se la terza volta conferma quanto ho visto finora, potrò darti una cura che restituirà la salute alla cara comare.
Salvestro parte allegro e porta la buona notizia alla moglie, aspettando lietamente e con desiderio il giorno seguente. Così la sera, dopo la cena, passa un po’ di tempo con la donna per confortarla, poi, istruisce come al solito la serva e va in camera sua a riposare.
Sandra, per non provocare uno scandalo, poiché aveva fatto due volte lo stesso errore, decide di farlo anche la terza e l’indomani consegna come al solito la sua urina invece di quella della moglie.
Al mattino Salvestro corre ansioso dal medico il quale vede l’urina sempre pura e chiara come le volte precedenti. Ridendo si rivolge a Salvestro e dice: – Vieni qua Salvestro! Se ci tieni alla salute di tua moglie, devi usare il rapporto sessuale. Non vedo in lei alcun male se non un eccesso di calore. Non c’è altro modo per guarirla. Però devi servirla con vigore, molto spesso e il più presto possibile. Se con questo non guarisce, vuol dire che non c’è più niente da fare.
Salvestro, che ha una grandissima fiducia nel medico, gli promette di seguire le sue istruzioni e di curare sua moglie quanto meglio possibile. Lascia il maestro Mingo ringranziandolo e benedicendolo per la sua grande saggezza e torna a casa lieto, aspettando con grandissimo desiderio la notte.
Decide di cenare in allegria insieme alla moglie, quindi ordina alla serva di preparare una cena con le migliori pietanze, fa sistemare un tavolino vicino al letto della moglie e invita un compagno, un uomo piacevole e scherzoso, che rende allegre le serate. All’ora di cena si siedono tutti insieme e parlano e scherzano tutta la sera.
Alla fine Salvestro saluta e ringrazia il suo compagno, dice alla fanciulla di andare a dormire in camera sua e rimane solo con sua moglie. Sempre ridendo e scherzando inizia a spogliarsi fino a rimanere nudo come Dio l’ha creato. La moglie timida e sbigottita non dice niente e neanche riesce a capire le intenzioni di suo marito. Finché Salvestro si corica al lato della moglie e comincia a toccarla, stringere, abbracciare e baciare.
– Ohimè! – esclama la donna – E questo che vuol dire? Siete forse uscito di senno? Cosa volete fare?
– Stai tranquilla. Non avere paura, pazzarella: io cerco di guarirti.
E detto questo prova a salirle addosso ma lei, alzando la voce: – Aiuto! Traditore, volete forse ammazzarmi? Non avete neanche la pazienza di aspettare che mi uccida la malattia? Volete uccidermi prima con questo strano mezzo?
– Come! – risponde Salvestro – io cerco di mantenerti in vita, anima mia dolce: questa è la medicina al tuo male. Così ha detto il nostro compare maestro Mingo. Sai che è più bravo di qualsiasi altro medico. Cerca di stare ferma e tranquilla, così uscirai al più presto da questo letto.
Ma lei si dimena e non finisce di urlare e insultarlo. Ma essendo debolissima e, sia per la forza che per le preghiere del marito, alla fine decide di rimanere ferma e accettare la sua volontà.
Però, anche se ha deciso di rimanere immobile come un blocco di marmo, ad un certo punto non riesce ad evitare di dimenarsi[11]: non appena il marito la stringe, avverte chiaramente la salute entrare nel suo corpo: sente la febbre che sparisce, la testa che diventa leggera, il corpo che acquista forza, la malattia che scivola via.
Così, dopo il primo scontro, si fermano a riposare e riprendere fiato. Ma Salvestro che pensa alle parole del medico, e volendo recuperare quanto prima la salute della moglie, si prepara per un secondo assalto, dopo il quale ne segue anche un terzo, finché stanchi si mettono a dormire.
E la donna, che da venti giorni non riesce a dormire, per la prima volta si addormenta per dieci ore, senza mai svegliarsi. Il mattino Salvestro porta a letto marmellata e vino, come si fa con le donne dopo il parto. Lei mangia a colazione più di quanto non abbia mangiato in tutta la settimana.
Poco dopo Salvestro si reca dal medico che, sentito il racconto, rimane molto soddisfatto e raccomanda di continuare così. Saverio lascia il medico per terminare alcune faccende, quindi torna a casa all’ora di pranzo. Ha fatto preparare un grasso cappone[12] e pranza allegramente con la sua cara moglie. La sera poi, dopo aver ben cenato, vanno insieme a letto e la moglie è serena e tranquilla, perché non ha più paura della terapia.
Salvestro continua ogni giorno a medicarla e cerca di farle fare una vita allegra e ottimi pasti per vincere la noia. Così facendo, in quattro o cinque giorni sua moglie si alza dal letto e, in meno di dieci giorni, ritorna fresca e colorita, sana e bella, più di quanto non lo fosse mai stata in passato.
Soddisfatti per la guarigione, i due coniugi ogni giorno ringraziano Dio e i buoni consigli e la vera conoscenza del medico loro compare, che è riuscito a trovare una terapia così dolce, che ha ridato la salute a una donna quasi morta.
Nel frattempo arriva il carnevale. Una sera dopo cena Salvestro e la moglie parlano e ridono davanti al fuoco. La serva Sandra, visto che lo scambio di urina è stato la salvezza della padrona e il conforto del marito, decide di raccontare loro tutta la verità. Quando sanno dello scambio di urina, iniziano a ridere fino ad avere le lacrime agli occhi. Salvestro, il giorno dopo, corre da maestro Mingo per raccontare la novità.
Quest’ultimo rimane talmente meravigliato e divertito, che inizia a raccontare questa storia a tutti quelli che capitano in casa. Parla di questa stranezza come di un miracolo, di una grande conquista per la conoscenza della medicina. Scrive nelle sue ricette che tutte le donne, dai sedici ai cinquant’anni, quando sono malate e nessun medico riesce a trovare un rimedio, devono praticare il rapporto sessuale come una potentissima terapia per guarirle in poco tempo.
Inoltre, dopo aver a lungo riflettuto, fa chiamare Salvestro e gli dice: – Caro compare, sono molto preoccupato per quella dolce fanciulla che hai a servizio, che ci ha portato tanta fortuna.
– Perché maestro Mingo?
– Ricordati che le urine che ho osservato erano le sue, e vi ho trovato segni di troppo calore.
– Me lo ricordo. Certamente.
– Ecco, non vorrei che la fanciulla rischiasse qualche strana e pericolosa malattia. Secondo me ha bisogno di un marito al più presto.
– Ho capito, maestro. Ora che ci penso ho già in mente un bel giovanotto proprio adatto a lei.
E così va a cercare un suo lavoratore di San Martin la Palma e organizza il matrimonio con uno dei suo figli, un giovane marcantonio[13] bello e sano, a cui spiega anche come curare la sua sposa per mantenerla sempre in buona salute.
Questa è la storia di un vaso da notte rovesciato, grazie al quale una donna da quasi morta è ritornata sana e bella, una serva ha trovato un bravo marito che si occupa con dedizione della sua salute, e un valente medico ha tratto grande conoscenza a beneficio di tutti.
[1] maestro: all’epoca i medici venivano chiamati maestri.
[2] ricette galeniche: istruzioni dettagliate per il farmacista su come preparare i medicinali, partendo da ingredienti base.
[3] compare: persona che ha fatto da padrino per il battesimo o la cresima oppure come testimone di nozze. L’appellativo compare (o femm. comare) è reciproco e riguarda tutti i familiari.
[4] il segno: nel testo originale alcune volte chiama l’urina «il segno» inteso come «l’indizio». L’osservazione dell’urina era considerato di grande importanza e la prima cosa da guardare nelle malattie. Nello stesso periodo è stato scritto il trattato De urinis di Gerolamo Mercuriale.
[5] sveglia: la sveglia dell’epoca viene chiamata destatoio, un’invenzione di Filippo Brunelleschi (vedi immagine)
[6] pitale: orinale, vaso da notte per raccogliere l’urina.
[7] irascibile: che si arrabbia facilmente.
[8] non riesce a chiudere occhio: non riesce a dormire.
[9] dopo una buona dose di legnate: dopo averla picchiata.
[10] calore: eccitazione sessuale.
[11] dimenarsi: muovere con forza tutte le parti del corpo.
[12] cappone: giovane gallo castrato.
[13] marcantonio: persona molto alta e forte. In riferimento a Marco Antonio, militare e politico romano, dotato di una corporatura imponente.
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