Questo racconto è la terza novella dell'ottava giornata del «Decameron», raccolta di cento novelle scritte da Giovanni Boccaccio fra il 1350 e il 1353
Riassunto
Calandrino è un pittore che vive a Firenze. Un uomo ignorante e credulone, che trascorre molto del suo tempo insieme ad altri due pittori, chiamati l’uno Bruno e l’altro Buffalmacco.
Un giovane di nome Maso del Saggio, avendo udito della stupidità di Calandrino, decide di giocargli uno scherzo. Un giorno Maso e un suo compagno si siedono vicino a Calandrino, nella Chiesa di San Giovanni, e cominciano a parlare delle portentose virtù di alcune pietre. Calandrino, incuriosito dai loro discorsi, si avvicina e chiede dove poter trovare queste incredibili pietre. Maso risponde che si trovano in una contrada chiamata Bengodi, un posto dove le vigne vengono legate con le salsicce, e c’è una montagna di formaggio grattugiato sulla quale la gente cucina ravioli e maccheroni in brodo di capponi, e poi li butta giù, e chi più ne piglia più ne mangia. E proprio nelle vicinanze c’è un fiumicello dove scorre solo ottimo vino vernaccia, senza neanche un goccio d’acqua. Calandrino ritiene che quel posto sia troppo distante e domanda se esiste qualche posto più vicino dove una di queste pietre virtuose. Maso risponde che nel Mugnone[1] si trova un tipo di pietra chiamata elitropia, di colore nero e che ha la proprietà di rendere invisibili.
Calandrino, contento di questa rivelazione, decide di cercare le pietre, ma vuole coinvolgere anche i suoi amici Bruno e Buffalmacco. Quando li incontra, li mette al corrente di quanto ha saputo, e propone loro un piano per diventare ricchi: una volta trovata la pietra, sfruttando l’invisibilità, potranno recarsi presso i cambiatori[2], che hanno i tavoli sempre colmi di fiorini, e prenderne a volontà senza che questi se ne accorgano. Bruno e Buffalmacco, nel sentire quel cumulo di stupidaggini, ridono sotto i baffi, ma decidono comunque di stare al gioco. La domenica mattina si recano al Mugnone e quando arrivano al torrente, Calandrino raccoglie tutte le pietre nere che riesce a trovare. Verso ora di pranzo, i due compagni fanno finta di non vedere Calandrino e cominciano a tirare sassate apparentemente a caso, ma alcune dirette proprio verso di lui.
Calandrino, convinto di essere diventato invisibile, si avvia verso casa. Sulla strada del ritorno, anche le guardie del dazio, già avvisate della beffa, lo lasciano passare fingendo di non vederlo. Quando arriva a casa, trova sua moglie che lo aspetta, furiosa per il ritardo con il quale si presenta. Calandrino pensa che sua moglie gli abbia fatto perdere l’invisibilità, poiché le donne hanno la capacità di togliere ogni virtù alle cose, e si avventa su di lei inferocito, riempiendola di calci e pugni. Nel frattempo arrivano anche Bruno e Buffalmacco, che fingendosi offesi per esser stati lasciati da soli sul torrente, riescono a convincere Calandrino che la perdità dell’invisibilità non è colpa della moglie, poiché se è vero che le donne tolgono la virtù a ogni cosa, lui avrebbe comunque dovuto avvisare sua moglie di non apparirgli davanti proprio quel giorno. Dopo essere riusciti a riconciliarlo con sua moglie, i due amici se ne vanno.
[1] Mugnone: torrente toscano che sfocia nell’Arno.
[2] cambiatore: cambiavalute che operava con un banchetto prevalentemente nei mercati.