Seconda novella della nona giornata del «Decameron», di Giovanni Boccaccio (1350-1353)
Riassunto
In un famosissimo monastero in Lombardia, tra le varie monache c’è Isabetta, giovane nobile e bellissima. Un giorno, oltre ad un parente, va a farle visita alla grata[1] un giovane, di cui Isabetta si innamora e della quale a sua volta si innamora il giovane, vedendola così bella. Essendo entrambi così desiderosi di incontrasi, il giovane trova lo stratagemma per vederla di nascosto molte volte, fino a quando una notte, senza accorgersene, viene visto da una delle monache del monastero, che avverte anche le altre del misfatto.
Allora le monache decidono di cogliere direttamente sul fatto Isabetta e il giovane, in modo che non sia possibile per i due amanti negare l’accaduto. Così una notte, sapendo che Isabetta è con il giovane amante nella sua cella[2], le monache si affrettano ad avvisare dell’accaduto la badessa, madonna Usimbalda, considerata da tutti una santa donna. Durante quella notte la badessa sta nella sua camera in compagnia di un prete che poteva andare da lei nascondendosi in una cassa. Temendo che le monache aprano la porta della camera e la sorprendano con il prete, la badessa cerca velocemente il salterio[3] da indossare sul capo, ma nella fretta prende le braghe del prete e se le mette in testa.
Intanto Isabetta e l’amante vengono sorpresi dalle monache abbracciati nel letto e la giovane monaca viene portata senza indugio nel capitolo[4] del convento, al cospetto della badessa[5], la quale comincia ad insultare Isabetta come mai prima e ad accusarla di aver contaminato la buona fama di santità e onestà del monastero.
Durante la predica Isabetta si accorge che la badessa porta in capo le braghe del prete con i lacci che pendono e così le dice: “Madonna, io vi invito ad annodare la vostra cuffia”. Al che la badessa le risponde: “Che cuffia, donna colpevole? Ti sembra il momento di scherzare?” Isabetta insiste nella sua richiesta e così anche lo sguardo delle monache cade sulle braghe in testa alla badessa, che a sua volta, aggiustandosi la cuffia, capisce il suo errore.
Sapendo essere vista da tutte e di non poter rimediare all’errore, la badessa cambia sermone[6] ammettendo che non si può resistere agli stimoli del corpo e discretamente esorta ciascuna monaca a sfruttare il tempo come meglio è possibile. Così Isabetta e la monaca tornano dai rispettivi amanti, a dispetto[7] delle monache invidiose, le quali, senza amante si procurano segretamente qualche piacere.
Se vuoi leggere un riassunto più dettagliato: La badessa e le brache del prete
[1] grata: luogo del monastero dove le monache ricevono le visite.
[2] cella: piccola stanza per le monache con l'essenziale per dormire e lavarsi.
[3] salterio: velo monacale.
[4] capitolo: sala del monastero usata per le riunioni, per l’istruzione, per la discussioni di affari, ecc.
[5] al cospetto della badessa: in presenza della badessa, davanti alla badessa.
[6] orazione: discorso di argomento sacro.
[7] a dispetto di: malgrado, nonostante le altre monache; usiamo questa espressione per esprimere un’azione che facciamo anche se gli altri non vogliono o provano a fermare questa azione.