La processione dei guariti

Renzo continua a cercare Lucia, ma nel frattempo i suoi pensieri vanno anche a don Rodrigo, la cui vista sul giaciglio di morte ha profondamente turbato il giovane. Si dirige nella parte centrale del Lazzaretto, verso la chiesa dove si raccolgono tutti i guariti per ascoltare la predica di padre Felice. Qui comincia ad osservare attentamente le donne presenti, ma nella folla non riesce a riconoscere nessuno. Decide quindi di attendere la processione e dedica un po’ di attenzione alla predica del religioso.

Il frate chiede come prima cosa ai presenti di ringraziare Dio per la fortuna che ha loro concesso e li invita a pregare per gli altri compagni meno fortunati, o che non ce l'hanno fatta o che continuano a combattere tra la vita e la morte. Poi chiede perdono, per sé stesso e i suoi confratelli, per non aver dato il massimo nel servire coloro che ne avevano bisogno[1]. Finita la predica, padre Felice si porta in cima al corte e inizia la processione dei guariti.

Subito dietro il frate sfilano i ragazzi più grandi, la maggior parte vestiti di stracci. Poi seguono donne a bambini e qui Renzo osserva con grande attenzione il viso delle donne nella speranza di vedere Lucia, ma non riesce a trovarla e ne rimane sconsolato. Una debole speranza si accende quando, dopo che sono passati anche gli uomini, vede in fondo al corteo alcuni carri che trasportano i guariti che non sono ancora in grado di camminare. Purtroppo anche questa ultima ricerca non porta alcun risultato.

 

Renzo ritrova Lucia

Allora il giovane si incammina verso la zona dove sono tenute le donne, riesce ad entrarvi facilmente, e, per non rischiare di essere cacciato da quel luogo riservato alle donne, vede dei campanelli e se li lega alle caviglie, facendo finta di essere un monatto. Dopo un po' viene chiamato da un commissario che gli dice di recarsi in un luogo. Lui fa cenno di aver capito, e fa finta di obbedire, ma poi si nasconde fra due capanne e si toglie i campanelli, che rischiavano di procurargli solo guai. Qui gli sembra di sentire chiaramente la voce di Lucia provenire da una capanna. Il giovane, ansioso corre all'uscio e vede proprio che la voce che ha sentito appartiene alla sua amata, chinata su un letto dove è distesa un’altra ammalata[2]. La ragazza si volta e lo vede, lasciandosi sfuggire un’esclamazione di stupore per la sorpresa.

Lucia racconta che si è ammalata di peste ma adesso è guarita, ed è in compagnia di una ricca mercantessa, alla quale si è molto legata e che considera come una madre o una sorella. Renzo le dice che ancora la vuole in moglie, e che il suo voto non è valido, perché fatto a danno di una promessa di matrimonio, e le fa sapere che frate Cristoforo è nel Lazzaretto, ad assistere i malati, ma anche lui ha l'aspetto di un malato, e dice anche di don Rodrigo che ormai è in fin di vita.

Ma Lucia non vuole infrangere il suo voto, che considera sacro e rimprovera il giovane di mancare di rispetto alla Madonna. Renzo, non sapendo più come convincere la sua amata, propone di sentire il parere di padre Cristoforo, ed esce dalla stanza per ritornare dal frate cappuccino, raccontandogli questa volta anche del voto di castità.

Padre Cristoforo scioglie il voto di castità.

Padre Cristoforo prima va ancora una volta da don Rodrigo per accertarsi delle sue condizioni, poi insieme si reca con Renzo nella capanna di Lucia. La giovane è felicissima di vedere il frate e lo accoglie con grande affetto. Padre Cristoforo porta Lucia in un lato della capanna e le chiede di confidarsi con lui, cosa che la giovane fa volentieri, quindi gli parla del voto fatto. Il frate osserva che la promessa di castità contrasta con quella di matrimonio fatta in precedenza a Renzo, e le chiede se ci sono altri ostacoli a sposarsi, al di fuori del suo voto.

Lei risponde, con un certo imbarazzo, che i suoi sentimenti per Renzo sono sempre gli stessi. A quel punto il frate chiama Renzo e recita la formula per sciogliere il voto[3]. Poi dona loro il pane del perdono, cioè il pane che aveva ricevuto quando era andato a chiedere perdono pubblicamente al fratello dell'uomo ucciso.

Ormai è buio e la tempesta incombe, ma nonostante questo Renzo parte subito per raggiungere Pasturo ed avere notizie di Agnese.

 

Alcuni estratti significativi del capitolo 36

 

[1] “Per me,” disse, “e per tutti i miei compagni, che, senza alcun nostro merito, siamo stati scelti all’alto privilegio di servir Cristo in voi; io vi chiedo umilmente perdono se non abbiamo degnamente adempito un sì gran ministero. Se la pigrizia, se l’indocilità della carne ci ha resi meno attenti alle vostre necessità, men pronti alle vostre chiamate; se un’ingiusta impazienza, se un colpevol tedio ci ha fatti qualche volta comparirvi davanti con un volto annoiato e severo; se qualche volta il miserabile pensiero che voi aveste bisogno di noi, ci ha portati a non trattarvi con tutta quell’umiltà che si conveniva, se la nostra fragilità ci ha fatti trascorrere a qualche azione che vi sia stata di scandolo; perdonateci! Così Dio rimetta a voi ogni vostro debito, e vi benedica.” E, fatto sull’udienza un gran segno di croce, s’alzò.

 

[2] Si china per levarsi il campanello, e stando così col capo appoggiato alla parete di paglia d’una delle capanne, gli vien da quella all’orecchio una voce... Oh cielo! è possibile? Tutta la sua anima è in quell’orecchio: la respirazione è sospesa... Sì! sì! è quella voce!... “Paura di che?” diceva quella voce soave: - abbiam passato ben altro che un temporale. Chi ci ha custodite finora, ci custodirà anche adesso.

Se Renzo non cacciò un urlo, non fu per timore di farsi scorgere, fu perchè non n’ebbe il fiato. Gli mancaron le ginocchia, gli s’appannò la vista; ma fu un primo momento; al secondo, era ritto, più desto, più vigoroso di prima; in tre salti girò la capanna, fu sull’uscio, vide colei che aveva parlato, la vide levata, chinata sopra un lettuccio. Si volta essa al rumore; guarda, crede di travedere, di sognare; guarda più attenta, e grida: “oh Signor benedetto!”

 

[3] Il frate chiamò con un cenno il giovine, il quale se ne stava nel cantuccio il più lontano, guardando (giacchè non poteva far altro) fisso fisso al dialogo in cui era tanto interessato; e, quando quello fu lì, disse, a voce più alta, a Lucia: “con l’autorità che ho dalla Chiesa, vi dichiaro sciolta dal voto di verginità, annullando ciò che ci potè essere d’inconsiderato, e liberandovi da ogni obbligazione che poteste averne contratta.”

Pensi il lettore che suono facessero all’orecchio di Renzo tali parole. Ringraziò vivamente con gli occhi colui che le aveva proferite; e cercò subito, ma invano, quelli di Lucia.

 

 


ARTICOLI CORRELATI: