La cicala e la formica è una favola di Esopo, riadattata anche da Jean de La Fontaine, e ripresa poi da diversi autori, fra i quali anche Gianni Rodari.

 

Riassunto

Siamo in estate e, nonostante il gran caldo, la formica lavora instancabilmente per accumulare scorte per l’inverno. La cicala invece non fa altro che cantare tutto il giorno.

Arriva l’inverno, con la neve e il freddo e la cicala, non avendo accumulato provviste, si ritrova a soffrire i morsi della fame. Allora va dalla formica e gli chiede se può avere qualcosa da mangiare, visto che lei ha accumulato così tanto.

La formica, seccata, le risponde che ha lavorato tutta l’estate per accumulare le provviste, mentre lei non faceva altro che cantare. E adesso è arrivato il momento di ballare.

 

Morale della favola «La cicala e la formica»

Mettendo a confronto tre versioni della favola, quelle di Esopo, La Fontaine e Rodari, possiamo notare che la morale cambia di volta in volta.

Nella prima versione di Esopo, la morale è esplicita. Nel testo originale troviamo scritto:

Per questi favola siamo ammoniti quando avemo forze,

dovemo cercare qualche cosa per la Vecchiezza, che è debole.

L’inverno rappresenta quindi la vecchiaia, quando non abbiamo più le forze sufficienti per provvedere al nostro sostentamento.

Nella versione di La Fontaine compaiono degli elementi nuovi che valorizzano la figura della cicala. Questa non chiede l’elemosina alla formica, ma si rivolge cortesemente per ottenere un prestito che promette di rimborsare con gli interessi entro il mese di agosto.  La formica risponde in modo arrogante e superiore.

La Fontaine sembra contrapporre due mondi diversi. Da un lato la formica incarna lo spirito laborioso, ma molto individualista e anche piuttosto presuntuoso della borghesia; dall’altro la cicala rappresenta lo stile di vita anticonvenzionale e bohémien degli artisti,  che hanno scelto di vivere poveramente, ma con dignità, in attesa di un possibile successo, senza pensare troppo al futuro.

In Gianni Rodari la discrepanza diventa ancora più evidente e pende decisamente a favore della cicala, considerata generosa e altruista, che si contrappone a una formica alquanto spilorcia.

Chiedo scusa alla favola antica

se non mi piace l'avara formica.

Io sto dalla parte della cicala

che il più bel canto non vende, regala.

 

 


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