Il gatto con gli stivali è una fiaba popolare che è stata ripresa in numerose versioni. La più conosciuta è quella scritta da Charles Perrault e pubblicata per la prima volta nel 1695 nella raccolta I racconti di mamma oca.
Riassunto
Un vecchio mugnaio muore, e suoi tre figli ricevono l’eredità. Al primo va il mulino, il secondo un asino e il terzo un gatto. Quest’ultimo rimane molto deluso e rimugina sul fatto che una volta mangiato il gatto e fatto un manicotto con la sua pelliccia, non gli resta altro che morire di fame. Il gatto sente questi discorsi e dice al suo padrone che se solo gli procura un paio di stivali e un sacco, riuscirà a trovare il modo di aiutarlo. Il padrone non prende molto sul serio le sue parole, tuttavia gli provvede a fargli avere quanto richiesto.
Il gatto parte per la foresta in un punto dove ci sono moltissimi conigli. Mette un po’ di mangime nel sacco e poi si sdraia per terra come se fosse morto, finché un coniglio si ficca nel sacco e viene catturato. Poi si reca dal re, chiede di parlargli, e una volta al suo cospetto gli regala il coniglio dicendo che è offerto dal marchese di Carabas, un nome che il gatto ha inventato per il suo padrone. Poi un’altra volta cattura due pernici usando lo stesso espediente, e le porta al re sempre come offerta del marchese. E continua così per due o tre mesi, ogni tanto cattura della selvaggina e la regala al re per conto del fantomatico marchese di Carabas.
Un giorno viene a sapere che il re deve recarsi a passeggiare lungo la riva del fiume insieme a sua figlia, la più bella principessa del mondo. Consiglia dunque al suo padrone di fare un bagno nel fiume e che poi lui penserà al resto. Non appena vede arrivare il re, comincia a urlare che il marchese di Carabas sta annegando nel fiume. Il re riconosce il gatto che gli aveva portato spesso la selvaggina, e ordina subito alle sue guardie di soccorrere il marchese. Mentre il giovane viene tratto in salvo, il gatto racconta che i ladri avevano rubati i vestiti del suo padrone mentre questi si faceva il bagno. Il re ordina di andare a prendere uno dei vestiti più sfarzosi dal suo guardaroba. Poi, una volta fatto rivestire il marchese, gli offre un passaggio in carrozza facendolo sedere accanto a sua figlia, che rimane affascinata dalla bellezza del giovane e se ne innamora.
Nel frattempo il gatto corre davanti, e quando incontra dei contadini intima loro che devono dire al re quando passa, che le terre appartengono al marchese di Carabas. E in effetti ogni volta che il re chiede a un contadino a chi appartenga un campo di grano o uno di fieno, gli rispondono che la terra è del marchese di Carabas.
Il gatto intanto arriva in un bellissimo castello e il gatto si ingegna per sapere chi sia il proprietario del castello. Viene a sapere che si tratta di un orco ricchissimo, che ha la capacità di trasformarsi in qualunque animale. Il gatto allora chiede di poter parlare con lui, perché gli sembra maleducato passare vicino al castello senza rendergli riverenza. L’orco lo accoglie gentilmente e gli offre di riposarsi. Il gatto subito chiede di mostrargli come fa a trasformarsi in animale. E l’orco si trasforma in un leone feroce, cosa che spaventa a morte il gatto che scappa sulla grondaia. Quando l’orco riprende le sue sembianze, il gatto si avvicina e dice di aver sentito, ma non ci crede affatto, che è capace anche di trasformarsi in animaletti piccoli piccoli, come per esempio un topolino. E l’orco, per dimostrargli che non è una diceria, ma la pura verità, si trasforma in un topolino, e il gatto, con un balzo fulmineo, lo afferra e se lo mangia.
Intanto il re si trova a passare vicino al castello, e quando lo vede vuole entrarci. Appena la carrozza attraversa il ponte levatoio, il gatto arriva di corsa per dare il benvenuto nel castello del marchese di Carabas. Il re rimane molto sorpreso da tutti i possedimenti del marchese e gli chiede di visitare il castello dall’interno.
In un salone trovano una bella tavola imbandita, che l’orco aveva fatto preparare per alcuni ospiti che non hanno il coraggio di entrare perché sanno che nel castello c’è il re. Si siedono a tavola e dopo quattro o cinque bicchieri di vino, il re chiede al marchese se vuole diventare suo genero. Il marchese accetta ben felice l’offerta del re e il giorno dopo si sposa con la principessa. Il gatto diventa un gran signore, e se ogni tanto dà ancora la caccia a qualche topo, lo fa solo per passatempo.
Morale della favola
Ereditare una ricchezza è senz’altro piacevole, ma l’ingegno e l’abilità valgono più di qualunque eredità