Il principe felice è un racconto di Oscar Wilde del 1888, che fa parte della raccolta Il principe felice e altri racconti
Riassunto
In alto, sopra la città, su una lunga ed esile colonna, si trova la statua del Principe Felice. È tutto ricoperto di foglie d’oro, ha due zaffiri al posto degli occhi e un rubino rosso sull’elsa della spada.
Una sera arriva in volo una rondine solitaria. Le altre rondini sono già partite per l’ Egitto da alcuni giorni, ma lei è in ritardo, perché ha perso tempo a corteggiare una canna. Alla fine le ha chiesto se voleva partire con lei in Egitto, ma si è rifiutata. Giunta in città decide di riposarsi e si posa proprio ai piedi della statua. Mentre sta per mettere la testa sotto l’ala, sente alcune gocce d’acqua cadergli addosso. Decide di cercare un posto più riparato, quando si accorge che le gocce sono lacrime che escono dagli occhi della statua. La rondine sorpresa e impietosita, chiede il motivo di quelle lacrime.
La statua racconta di essere il Principe Felice, che quando era vivo non piangeva mai, ma si divertiva tantissimo. Trascorreva le giornate con i compagni di gioco, e le serate a danzare nella Grande Sala. Ha trascorso tutta la sua vita all’interno delle mura del suo palazzo, e non si è mai reso conto di cosa ci fosse nel resto del mondo. Adesso che è morto, l’hanno messo in quel posto molto in alto, dal quale riesce a vedere quanta miseria c’è nella città e, non potendo fare nulla, non gli resta che piangere. In lontananza vede una finestra aperta di una povera casa, e una donna seduta a un tavolo, con il viso sciupato e le mani ruvide, che sta ricamando un abito per una damigella della Regina. In un angolo della stanza, su un letto giace un bambino ammalato. Piange perché ha fame e sua madre non ha niente da dargli. Il Principe si rivolge alla rondine e le chiede se può prendere il rubino che si trova sull’elsa della spada e portarlo nella casa di quel povero bambino. La rondine per qualche istante esita, perché deve ripartire per l’Egitto, e inoltre non le piacciono i bambini, che di solito le tirano i sassi. Tuttavia, vedendo il viso del Principe così addolorato, decide di esaudire il suo desiderio. Quindi prende il rubino, vola sopra i tetti della città e alla fine entra nella casa e lascia il grosso rubino sul tavolo. Poi ritorna dal Principe e gli racconta quello che ha fatto e subito dopo si addormenta.
Il giorno dopo, appena si sveglia, vola giù al fiume e si fa un bagno. Poi visita tutti monumenti della città e quando arriva la sera, ritorna dal Principe e gli dice che è in partenza per l’Egitto. Il Principe chiede alla rondine di restare ancora una notte. In lontananza, dall’altra parte della città, vede un giovane in una soffitta che sta tentando di finire una commedia, ma fa troppo freddo per continuare a scrivere. Non ha più legna da ardere e si sente svenire dalla fame. Quindi il Principe chiede alla rondine di strappare uno dei suoi occhi, fatti di zaffiro e di portarlo al giovane scrittore. La rondine inizialmente si rifiuta ma alla fine cede alle pressioni della statua. Così vola di nuovo sui tetti della città, riesce ad entrare nella soffitta attraverso un buco e posa lo zaffiro in mezzo a un mazzetto di viole appassite poste sul tavolo.
Il giorno dopo la rondine vola verso il porto dove, dall’albero di una grossa nave, osserva i marinai che con le funi sollevavano grandi casse. La sera ritorna dal Principe per salutarlo prima di partire per l’Egitto. Il Principe le chiede di rimanere ancora una notte, ma la rondine risponde che ormai è inverno e deve andare al caldo, ma promette di ritornare in primavera portandogli due gemme bellissime, come quelle che ha regalato. Il Principe dice di vedere nella piazza sottostante una piccola fiammiferaia. Piange perché i fiammiferi sono caduti e si sono bagnati, e ha paura che quando tornerà a casa suo padre la picchierà. Chiede alla rondine di strappare l’altro occhio e di portarlo alla povera bambina, che ha i piedi scalzi e la testa nuda. La rondine prende l’altro zaffiro, sfreccia nella piazza e roteando velocemente vicino alla piccola fiammiferaia, lascia scivolare la pietra preziosa nel palmo della sua mano. La bambina contenta corre a casa ridendo.
Quando la rondine ritorna dal Principe gli dice che vuole rimanere con lui, ora che è cieco. Si addormenta ai suoi piedi e il giorno dopo si pone sulla sua spalla e gli racconta tutte le cose meravigliose che ha visto nei paesi che ha visitato. Il Principe chiede alla rondine di volare sopra la città e di raccontargli quello che vede. Così la rondine comincia a volare sulla città, e vede tante persone che soffrono per la fame e per il freddo. Ritorna dal Principe e gli racconta tutto quello che ha visto. Il principe le dice di raccogliere una per una le foglie d’oro che lo ricoprono e di portarle a tutti i poveri che vede, per renderli più felici. E la rondine comincia a portare ogni foglia finché il Principe si riduce ad essere una statua grigia e opaca, che ha perso tutto il suo splendore.
Quando arriva l’inverno la povera rondine soffre terribilmente il freddo, ma non vuole lasciare il Principe perché gli vuole troppo bene. A un certo punto sente che la sua fine è arrivata, e ritorna un ultima volta dal Principe per salutarlo. Lui è contento, perché pensa che la rondine abbia deciso di partire finalmente per l’Egitto, ma lei risponde che sta andando nella Casa della Morte. Poi bacia il Principe e cade morta ai suoi piedi. In quel momento nella statua si sento uno strano rumore. È il cuore di piombo della statua che si è spaccato in due, forse per il terribile freddo.
Il giorno dopo passa il sindaco e vede la statua del Principe che non è più bella e scintillante come una volta. Decide di farla fondere e con il suo metallo fare una nuova statua che raffigura proprio il sindaco. Nella fornace si accorgono che il cuore di piombo non si fonde e lo gettano via, su un mucchio di spazzatura dove avevano gettato la rondine morta.
Quando Dio dice a uno dei suoi Angeli di portargli le due cose più preziose dalla città, l’Angelo gli porta il cuore di piombo del Principe e la rondine morta.