Un sacchetto di Biglie è un romanzo autobiografico scritto da Joseph Joffo e pubblicato nel 1973. La storia si svolge fra il 1941 e il 1944, in Francia durante l’occupazione tedesca.
Riassunto
Nel 1941 Joseph Joffo è un bambino di dieci anni come tanti. Condivide con i suoi amici, e in particolare il fratello Maurice, momenti di gioco e complicità, in particolare la passione per le biglie. Nel suo piccolo quartiere parigino, la vita è bella. Suo padre è un parrucchiere ebreo i cui affari vanno bene, e riesce a condurre con la sua famiglia una vita abbastanza agiata. Ma le cose cambiano con l'instaurazione del regime hitleriano e l'arrivo delle SS tedesche in città. Quando inizia la persecuzione nei confronti degli ebrei diventa obbligatorio indossare la stella gialla. A scuola, Joseph e suo fratello subiscono molestie e insulti da parte dei loro compagni.
A causa del clima di oppressione che regna a Parigi, i genitori decidono di ritirare i bambini dalla scuola e organizzano la loro fuga nella zona libera[1] della Francia, dove potranno raggiungere i fratelli maggiori Albert e Henri. I coniugi Joffo sono costretti a restare ancora a Parigi per sistemare alcuni affari in corso. Nel frattempo, Joseph e Maurice, da soli e senza documenti, con 10.000 franchi in tasca, raggiungono la stazione dove prendono un treno con destinazione Dax. Riescono a fuggire ai controlli della polizia tedesca grazie all’aiuto di un prete che li prende sotto custodia.
Arrivati a Dax conoscono un ragazzo di quindici anni, di nome Raymond, che fa loro da guida e riesce a condurli sani e salvi fino alla zona libera. Raggiungono la città di Mentone, dove i loro fratelli maggiori Henri e Albert lavorano come parrucchieri. Per un po’ di tempo la vita procede serena, senza la persecuzione dei tedeschi, e i due bambini iniziano a lavorare: Joseph trova lavoro come garzone di un contadino, Maurice invece come aiuto panettiere.
Nel frattempo anche i genitori tentano di raggiungere la zona libera, ma vengono arrestati e detenuti, in attesa di essere deportati nei campi di concentramento. Saputa la notizia, il fratello maggiore Henri parte con l’intento di liberare i genitori. Riesce a convincere un colonnello dell’esercito che sua madre è russa e il padre francese, e alla fine i genitori vengono liberati e vanno ad abitare in un appartamento a Nizza.
Dopo qualche tempo i due ragazzini sono costretti a partire nuovamente, poiché i fratelli maggiori sono stati chiamati come barbieri presso i tedeschi e non possono più tenerli con loro. Quindi partono per Nizza dove si riuniscono ai loro genitori. A causa della caduta del governo Mussolini, i soldati italiani devono ritirarsi da Nizza e al loro posto arrivano i tedeschi. La persecuzione degli ebrei si intensifica e i ragazzini vengono mandati in una colonia dove potranno essere al sicuro.
Una sera Joseph e Maurice commettono l’imprudenza di andare a Nizza con il furgoncino guidato dal loro amico Ferdinand e così vengono fermati dalle SS e sottoposti a un interrogatorio. Ma i ragazzi sono preparati a un’evenienza del genere e sanno cosa rispondere. Tuttavia vi sono due scogli da superare: devono sottoporsi a una visita medica per dimostrare di non essere circoncisi e devono presentare i documenti di battesimo e comunione.
I due ragazzi dicono al medico di essere stati operati da piccoli per una malattia, e per questo sono circoncisi. Poi, grazie all’aiuto di un prete riescono a procurarsi dei documenti falsi.
Alla fine ritornano liberi nella colonia, ma ben presto sono costretti a scappare di nuovo in seguito a un’irruzione tedesca nel campo. Partono quindi verso Montluçon per raggiungere la sorella Rosette. Ma il paesino è piccolo e molto sorvegliato e la sorella consiglia loro di andare ad Aix-les-Bains, dove vivono adesso i fratelli. I due ragazzini ripartono e si stabiliscono presso la famiglia Mancelier. Qui Joseph gestisce la libreria del signor Mancelier, che è un antisemita dichiarato. Maurice invece trova lavoro in un hotel.
Quando apprendono dal giornale che Parigi è stata liberata, Joseph parte subito in treno per raggiungere la capitale, mentre suo fratello decide di partire in un secondo tempo in automobile. Finalmente quasi tutti i membri della famiglia riescono a ricongiungersi a Parigi. Manca soltanto il padre che purtroppo è morto in un campo di concentramento.
Il romanzo si conclude con l'autore Joseph Joffo all’età di 42 anni, sposato e con tre figli, ricorda sempre la sua biglia e suo padre che gliel’ha regalata.
[1] zona libera: parte della Francia non occupata dai tedeschi.