Uno, nessuno e centomila è l’ultimo romanzo di Luigi Pirandello ed è quello più completo, che meglio esprime il suo pensiero. È stato pubblicato per la prima volta in forma di romanzo a puntate sulla rivista La Fiera Letteraria nel 1925, e l’anno successivo in forma di volume intero. Segue un breve riassunto del romanzo.
Riassunto breve
Il protagonista del romanzo è Vitangelo Moscarda, un uomo benestante di ventotto anni, soprannominato Gengè, che riesce a vivere agiatamente senza lavorare, grazie alla banca che suo padre gli ha lasciato in eredità.
Un giorno sua moglie gli fa notare allo specchio una serie di difetti fisici, dei quali Vitangelo non si è mai accorto: il naso pende leggermente a destra, le sopracciglia sembrano due accenti circonflessi, un orecchio è più sporgente dell’altro, la gamba destra è più arcuata della sinistra.
Questo banale episodio gli provoca una crisi esistenziale, poiché si rende conto che l’immagine che ha di sé stesso non corrisponde a come viene visto dagli altri. I paesani lo considerano un usuraio; gli amministratori della sua banca lo ritengono un incapace; sua moglie lo vede come un povero ingenuo. Ogni persona lo vede in modo diverso e il protagonista non riesce a sopportare l’immagine che gli altri hanno di lui.
Da quel momento intraprende una serie di iniziative per distruggere le immagini fittizie che gli hanno attribuito. Per prima cosa decide di occuparsi direttamente della gestione della banca e dei beni di famiglia, nonostante l’opposizione dell’amministratore Quantorzo, e lo stupore generale dei soci e degli impiegati.
Per liberarsi della pessima reputazione di usuraio, regala un appartamento a un certo Marco di Dio, un poveraccio che vive in una catapecchia messa a disposizione dal padre di Vitaliano.
Poi decide di ritirare il suo capitale dalla banca, cosa che provoca una forte reazione da parte dei familiari e degli amministratori, i quali, per impedire i suoi intenti, cercano di interdirlo per infermità mentale.
Anna Rosa, un’amica della moglie, chiede di incontrarsi con Vitaliano, per avvertirlo del tentativo di dichiararlo infermo di mente e cercare di ricondurlo alla ragione. Ma i discorsi di Vitaliano riescono a sconvolgere Anna Rosa al punto che, colta da un inspiegabile raptus, gli spara con una pistola.
Vitaliano per fortuna non muore, e al processo cerca di difendere Anna Rosa, testimoniando che si è trattato di un incidente.
Alla fine, Vitaliano devolve tutti i suoi beni per la costruzione di un ospizio per poveri, nel quale egli stesso si ritira. Qui finalmente non si sente più ossessionato dal desiderio di una sola identità a tutti i costi contro le centomila che gli altri gli attribuiscono arbitrariamente, e si rasserena all’idea di non avere nessuna identità.