Riassunto
Padre Cristoforo va a casa di Agnese e Lucia
Padre Cristoforo esce dal convento all’alba e si incammina verso la casa di Lucia. I raggi del sole mattutino illuminano lo splendido paesaggio autunnale, ma l’animo del frate è rattristato dai segni della carestia e della miseria: dei mendicanti lo riveriscono al suo passaggio, i contadini spargono con parsimonia le loro sementi, una fanciulla raccoglie erbette per la famiglia mentre porta al pascolo una vacca pelle e ossa. Padre Cristoforo è un uomo di sessant’anni, alto e magro, con il viso scavato e una lunga barba bianca. Ha occhi vivaci e un portamento fiero.
Ma per quale motivo il frate ha risposto così rapidamente all’appello di Lucia? A questo punto l’autore interrompe la narrazione per introdurre una retrospezione[1] sulla vita e il temperamento di Padre Cristoforo.
Il passato di Cristoforo
Il vero nome di Cristoforo è Ludovico. Figlio di un ricco mercante, riceve un’educazione aristocratica e raffinata e, quando suo padre muore, eredita tutti i suoi averi. Cerca di frequentare gli ambienti aristocratici, ma ben presto si accorge di essere disprezzato a causa delle sue origini, e se ne allontana, seppur con rammarico. Indispettito dagli atteggiamenti dei nobili, comincia a competere con loro ostentando lusso e magnificenza, e attirando su di sé critiche e invidia. Non sopporta le prepotenze di quella classe altolocata, soprattutto nei confronti dei più deboli, e diventa una specie di difensore degli oppressi, facendosi molti nemici e rischiando la sua incolumità. Anche se è un uomo molto onesto, ha un’indole impetuosa. Per amore della giustizia a volte compie atti violenti, con l’aiuto di sgherri assoldati per farsi aiutare. La sua vita è travagliata, spesso ha rimorsi di coscienza, più volte è tentato di farsi frate. Finché un giorno avviene qualcosa che segna per sempre la sua esistenza.
Il duello con il nobile prepotente
Un giorno Ludovico cammina per strada accompagnato da due bravi e il suo fedele maggiordomo Cristoforo, un uomo di cinquant’anni al quale Ludovico è molto affezionato. Incontra un nobile, particolarmente conosciuto per la sua arroganza, che cammina seguito da quattro bravi.
Ludovico cammina con il lato destro rasente al muro, il che, secondo la consuetudine, gli conferisce il diritto di non cedere il passo a nessuno. L’altro invece è di più alto lignaggio, il che, secondo la consuetudine, gli conferisce il diritto di pretendere la cessione del passo. Ognuno pretende che sia l’altro a scansarsi finché si avventano l’uno sull’altro con le spade sguainate, mentre i servi si lanciano in difesa dei loro padroni. La lotta è impari sia per il numero, sia perché Ludovico si limita a scansare i colpi ma non ha intenzione di ferire l’avversario. A un certo punto il giovane viene ferito a un braccio e rischia di soccombere. Il suo servo Cristoforo, nel tentativo di proteggerlo, ma viene trafitto dalla spada del nobile. E in quel momento Ludovico perde la ragione e uccide con un colpo di spada il nobile. I bravi di entrambe le fazioni se la danno a gambe e Ludovico ferito rimane da solo.
Ludovico viene portato in un convento di cappuccini
Le persone che hanno assistito al duello conoscono bene l’onestà di Ludovico e la prepotenza del nobile ucciso. Per evitare che finisca nelle mani della giustizia o dei parenti della vittima, lo portano in un vicino convento di cappuccini. Il convento è un luogo sacro e inviolabile e rappresenta un rifugio sicuro.
La morte del suo fedele Cristoforo e il fatto di aver compiuto un omicidio, sconvolgono profondamente l’animo di Ludovico. Rimane ancora più turbato quando un frate del convento gli riferisce che il nobile, prima di morire, lo ha perdonato e ha invocato a sua volta il perdono. Ludovico matura l’idea di diventare frate e la sua scelta viene accolta dal padre guardiano. In seguito fa donazione di tutti i suoi averi alla vedova di Cristoforo.
Ludovico diventa fra Cristoforo
Ludovico assume il nome di Cristoforo, per ricordare ed espiare il male compiuto. Prima di partire per un paese distante dove compiere il noviziato, esprime il desiderio di chiedere perdono al fratello del nobile ucciso. Il gentiluomo, avvisato di questa richiesta, accetta di incontrare Cristoforo il giorno seguente, convinto che questo gesto potrà riscattare l’onore della famiglia.
Fra Cristoforo si reca al palazzo e viene accolto da una folta schiera di aristocratici in pompa magna[2], invitati ad assistere all’evento. Attraversa la folla e si inginocchia davanti al nobiluomo, chiedendo il suo perdono con sincero pentimento. Il nobiluomo è colpito dalle parole del frate e lo invita ad alzarsi, riconosce lo sbaglio del fratello defunto e concede il suo perdono. Fra Cristoforo si guadagna il rispetto di tutti i presenti che lo riveriscono quando parte e rimangono a lungo a discutere fra loro del pentimento e del perdono.
Padre Cristoforo arriva a casa di Lucia.
Da quel momento e negli anni a venire, il frate si dedica con devozione ai suoi doveri di cappuccino, predicando e assistendo i moribondi. Ma nel profondo del suo animo, rimane vivo lo spirito dell’antico guerriero, che si risveglia ogni volta che si trova di fronte a un’intollerabile ingiustizia. Questo spiega perché il cappuccino interviene così velocemente in soccorso di Lucia, una fanciulla tanto pura e ingenua, divenuta oggetto di una laida persecuzione di un uomo potente.
Nel frattempo giunge alla sua meta, dove Lucia e Agnese lo accolgono con grande gioia, benedicendo il suo arrivo.
[1] retrospezione: è una figura retorica consiste nell’interrompere la narrazione per descrivere degli avvenimenti precedenti. Viene chiamata anche analessi o flashback in inglese.
[2] in pompa magna: ostentazione di abiti sfarzosi.