Il Griso e i bravi ritornano dalla loro missione

Don Rodrigo cammina nervosamente in una sala dell’ultimo piano, in attesa che il Griso e i bravi ritornino dalla loro missione. Quando sente un rumore di passi in strada, si affaccia alla finestra e vede i suoi uomini che sono rientrati senza la bussola[1].

Il Griso riferisce immediatamente di aver trovato la casa di Lucia vuota e viene aspramente rimproverato dal signorotto per il fallimento della missione. Don Rodrigo si chiede come mai la casa fosse vuota, sospetta di avere una spia in casa e il Griso condivide questa ipotesi. Prima di ritirarsi nella stanza da letto, il nobile ordina al bravo di provvedere il giorno seguente a minacciare il console[2], far portare via la bussola dal casolare adiacente alla casa di Lucia e di mandare e raccogliere informazioni sugli avvenimenti.

 

Il conte Attilio decide di aiutare don Rodrigo

Il giorno dopo il conte Attilio ricorda a don Rodrigo che è la festa di San Martino e lo prende in giro per aver perso la scommessa. Il nobile informa Attilio su tutti gli avvenimenti, compreso l’aspro dialogo con padre Cristoforo. Attilio gli promette di ricorrere a un suo zio, un potente personaggio politico, per sistemare il frate cappuccino e nello stesso tempo di assicurarsi l’appoggio del podestà, nel caso venisse a conoscenza del tentato rapimento di Lucia.

 

Il Griso sulle tracce di Renzo e Lucia

Nel frattempo nel paese la storia di Renzo e Lucia è sulla bocca di tutti, grazie ai vari dettagli forniti da Perpetua, Gervaso, la moglie di Tonio e i genitori di Menico. Il Griso quindi riesce facilmente ad ottenere tutte le informazioni necessarie e riferisce a don Rodrigo del tentativo di matrimonio a sorpresa dei due giovani, cosa che spiega l’assenza di Agnese e Lucia ed esclude la presenza di una spia in casa di don Rodrigo. Riferisce anche del fatto che i due giovani sono fuggiti nel convento di Pescarenico e per questo viene mandato sul luogo per scoprire gli ulteriori sviluppi della storia.

Anche in questo caso il Griso scopre facilmente e riferisce al padrone che Renzo si è diretto a Milano mentre Agnese e Lucia sono ospitate nel monastero di Monza. Don Rodrigo incarica quindi il bravo di recarsi a Monza e poi inizia a pensare ad un modo per sbarazzarsi di Renzo, magari facendolo arrestare per il suo tentativo di matrimonio a sorpresa. Per questo si ripromette di parlarne con l’avvocato Azzecca-garbugli.

Ma non può immaginare che Renzo si sta mettendo nei guai con la giustizia per conto suo.

 

Renzo arriva a Milano

Nel frattempo Renzo arriva a Milano e nota alcune stranezze. Quando entra in città non subisce alcun controllo da parte dei gabellieri[3]. La cosa lo lascia perplesso, visto che dai racconti sa che i controlli sono molto minuziosi. Procedendo lungo il cammino, ad un certo punto nota sulla strada delle lunghe strisce di farina e più avanti trova per terra delle pagnotte appena sfornate. Pensa di essere arrivato nel paese dell’abbondanza, se la popolazione si permette di sciupare farina e pane in tal modo, soprattutto in un periodo di carestia. Il giovane raccoglie alcuni pani con l’intenzione di ripagare il proprietario nel caso dovesse incontrarlo.

Dopo un po’ incontra un uomo, una donna e un bambino piuttosto malconci, come se fossero stati picchiati. Sono tutti imbiancati dalla farina e trasportano grandi quantità di farina e di pane. Dai discorsi di alcuni passanti capisce che è in corso un tumulto popolare e che i forni sono stati presi d’assalto.

Una volta giunto al convento, chiede di parlare con padre Bonaventura. Il frate guardiano gli risponde che è assente e di ritornare più tardi. Nell’attesa Renzo viene vinto dalla curiosità per il tumulto e si dirige nella direzione da cui provengono gli schiamazzi. A questo punto la narrazione viene interrotta per raccontare alcuni eventi storici che hanno provocato la ribellione.

 

[1] bussola: la portantina che doveva essere usata per trasportare Lucia, una volta rapita.

[2] minacciare il console: l’episodio è già riferito nel capitolo 8.

[3] gabelliere: incaricato dell’autorità a riscuotere i dazi.

 

 


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