Le ragioni della rivolta
In questo capitolo l’autore apre una parentesi per spiegare le motivazioni che hanno provocato la rivolta di Milano. Per due anni il raccolto del grano è stato scarso (1627-1628). In gran parte la carestia è stata provocata dalla guerra di successione per il ducato di Mantova e del Monferrato.
Per far fronte alle spese di guerra sono aumentate di molto le tasse, e molti contadini sono caduti in miseria e hanno abbandonato le terre. Ciò ha comportato un generale rincaro del grano e del pane, cosa che ha creato malcontento fra la popolazione. Tuttavia si è diffusa una generale convinzione che il rincaro del grano sia dovuto agli accaparratori, che ne fanno incetta per rivenderlo a prezzo maggiorato.
Antonio Ferrer, il gran cancelliere spagnolo, che fa le veci del governatore impegnato in guerra, decide di imporre un prezzo calmierato, cosa del tutto impossibile da realizzare, a causa della carenza. Nonostante le proteste dei fornai, che chiedono di revocare il calmiere, Ferrer rimane fermo sulle sue posizioni.
Il governatore viene informato degli avvenimenti e nomina una commissione di magistrati che, valutata la situazione, decidono di revocare il calmiere e ripristinare il prezzo di mercato.
L’assalto ai forni
Questa decisione soddisfa i fornai, ma fa imbestialire il popolo, che la sera del 10 novembre 1628, si riversa nelle strade. Alcuni improvvisati oratori accendono gli animi aizzando la folla alla violenza. Infatti il giorno dopo viene assaltato il forno delle Grucce.
Interviene una squadra di alabardieri che si posizionano davanti all’uscio. Il capitano tenta di ricondurre la folla alla ragione, ma i suoi tentativi sono vani. Alla fine, a causa della pressione dei rivoltosi, il capitano e i suoi uomini sono costretti a rifugiarsi nel forno. Qui il capitano sale al piano superiore e si affaccia alla finestra, e tenta ancora un volta, usando le buone maniere e la diplomazia, di convincere la folla a rientrare a casa. Ma viene colpito alla fronte da una pietra, per cui l’ufficiale cambia atteggiamento e comincia a lanciare improperi alla folla.
I proprietari cercano di difendersi buttando pietre dalla finestra, ma la folla preme sempre di più e nella ressa muoiono perfino due ragazzi. Alla fine i rivoltosi riescono a forzare la porta e le finestre, entrano nel forno e lo saccheggiano.
Renzo assiste all’assalto
In realtà i tumulti sono scoppiati davanti a diversi forni, ma qui le cose si sono svolte diversamente. In alcuni casi i proprietari sono riusciti a respingere gli assalitori, in altri casi hanno distribuito del pane riuscendo a calmare e a disperdere le poche persone radunate, in altri casi ancora i rivoltosi sono stati scoraggiati dalla presenza di soldati e forze di polizia. Ciò ha portato i popolani a concentrarsi intorno al forno delle Grucce, dove la folla è più numerosa e non incontra resistenza.
Renzo arriva quando il forno delle Grucce è semidistrutto dalla furia popolare. Il giovane ascolta i vari discorsi della folla e pensa che distruggere i forni sia un’assurdità, visto che sono l’unico posto dove si può produrre il pane. Ma è attento a non manifestare il suo pensiero di fronte alla folla inferocita.
Vede molti rivoltosi uscire dal forno con dei pezzi di mobilio e dirigersi tutti nella stessa direzione. Incuriosito decide di seguirli, finché arriva in una piazza, dove è stato accesso un falò e ognuno getta sul fuoco ciò che ha trasportato. Gli uomini raccolti attorno alle fiamme urlano contro il vicario di Provvisione[1], che secondo loro è responsabile della carestia.
La folla prende di mira la casa del vicario di Provvisione
Si sparge la voce che è in atto l’assalto di un forno in piazza Cordusio e la massa si dirige in quella direzione. Renzo pensa che sia arrivato il momento di ritornare al convento per cercare padre Bonaventura, ma poi viene vinto dalla curiosità e decide di seguire la folla con l’intento di osservare gli eventi mantenendo una certa distanza.
Quando i rivoltosi arrivano davanti al forno, lo trovano ben protetto da gente armata e asserragliata all’interno. Disorientati e indecisi, rimangono in attesa, finché qualcuno propone di assalire la casa del vicario di Provvisione, che si trova nelle vicinanze. La proposta viene accolta e la folla si mette in cammino, decisa a linciare il povero vicario.
[1] vicario di Provvisione: funzionario incaricato di rifornire il comune degli approvvigionamenti necessari.